Organizzare un viaggio studio per studenti lavoratori: la guida (davvero) pratica
Mettersi in testa di studiare all’estero è già una bella sfida. Se poi hai anche un lavoro — o non puoi/pensi di lasciarlo — la situazione si complica, parecchio. Ecco perché ci sono passato (o abbiamo tutti passati, qui a Studey) e posso dirti senza filtri quello che ho imparato e che avrei voluto sapere PRIMA di partire.
Lascia che ti racconti come si affronta, davvero, un viaggio studio mentre si lavora. Senza venderti la favola che “basta volerlo”.
Perché scegliere questa strada
Studiare e lavorare insieme, soprattutto lontano da casa, non è solo una cosa “da curriculum”. È una scuola di vita. Hai la testa piena e il portafoglio spesso vuoto, ti ritrovi a dover gestire classi in un’altra lingua, orari sballati, compiti e colloqui… Può sembrare impossibile, ma ti cambia per sempre. Però — qui viene la parte meno instagrammabile — organizzare tutto richiede realismo, forza e una buona dose di autoironia.
Scegliere la destinazione: non tutte le mete sono uguali
Ti faccio una domanda: vuoi davvero vivere questa esperienza o preferisci una meta “cool” da raccontare? Perché in alcuni paesi (tipo il Regno Unito, l’Olanda o l’Irlanda) gli orari delle lezioni sono più flessibili e puoi lavorare legalmente, mentre in altri (USA, Canada) la vita costa un rene e trovare lavoro mentre studi è una lotteria.
Non posso metterti qui tutte le combinazioni del mondo, ma prendi questa mini-mappa mentale:
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UK: corsi anche part-time, permesso lavoro studenti ma budget alto e ora con la Brexit la burocrazia è… lunga.
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Irlanda/Olanda: flessibilità, corsi serali/blended, comunità internazionale forte, costo medio-alto ma meno folle di Londra.
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USA/Canada/Australia: bei campus, certo, ma costi elevati e permessi lavoro più limitati.
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Occhio: non seguire chi ti promette “fai il turista-lavoratore ovunque”. Conta la flessibilità dei corsi, i visti e le offerte di lavoro. Altrimenti rischi di tornare a casa dopo 3 mesi frustrato (successo a più di qualcuno, fidati).
Come si organizza, davvero (con gli errori che ho già fatto io per te)
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Tempo VS Soldi: fatti due conti sinceri
Quanto puoi dedicare allo studio? Chi ti copre le spalle in Italia (famiglia/azienda)? Ogni destinazione ha un costo diverso — e anche solo la burocrazia può mangiare settimane.
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Scegli il corso (e l’università) con la testa, non solo con il cuore
Esistono corsi serali, part-time, blended (parti online/parti in presenza), o full-time pensati apposta per chi lavora. Alcuni master partono solo con esperienza lavorativa alle spalle.
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Metti in ordine i documenti (con largo anticipo, soprattutto per il visto)
Molte università chiedono una lettera che spiega come intendi conciliare studio e lavoro. Alcune esperienze, tipo Erasmus o master executive, vogliono referenze dal tuo capo (poi magari trovi quello che si dimentica di firmare, come successo a me).
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Decidi se lasciare, tenere o cambiare lavoro
Lavoro remoto? Meglio chiarirlo davvero col datore. Lavoro part-time locale? Informati bene su permessi e tipo di contratti. Sabbatico? Verifica agganci INPS, ferie, liquidazione… Non tutto si può “mettere in pausa”.
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Anticipa i problemi pratici
Chi trova casa last minute rischia di finire in mansarda coi piccioni. Fai preventivi assicurazione sanitaria, orientati con la rete dei trasporti (sì, in alcune città il bus finisce alle 22) e considera sempre almeno una settimana “cuscinetto” per imprevisti.
Gli errori che si fanno (e che puoi evitare)
- Seguire la moda della destinazione, ignorando i tuoi reali bisogni
- Sottovalutare il peso delle tasse, dei depositi cauzionali, delle spese extra (non solo l’affitto!).
- Non chiarire subito la questione lavoro con università e datore (alcuni lo scoprono all’ultimo quando il visto non arriva)
- Pensare di poter reggere tutto “solo con la forza di volontà”: il burnout è dietro l’angolo, un piano B è d’obbligo.
Qualche storia vera dalla community
Chiara, 27 anni, Milano:
“Lavoravo già da tre anni e l’idea di mollare tutto per fare un master full-time non mi convinceva. Ho trovato una soluzione a metà: master part-time in Irlanda, lavoro part-time lì, e lezione online la sera. La fatica non te la risparmio: a volte saltavo la cena per recuperare un assignment. Ma ora, se mi chiedono dell’esperienza all’estero, non parlo solo di quanto ho imparato in classe. È stato fare la spesa alle 22, chiedere aiuto per il modulo fiscale, trovare amici anche quando avevo sonno.”
Marco, 30 anni, Roma:
“Pensavo di poter gestire tutto: lavoro full-time a distanza dall’Italia e master full-time a Londra. Sono crollato dopo sei settimane. Mi è servita per capire che sopra una certa soglia di stress, mollare non è un fallimento: è rispetto per la propria salute.”
FAQ senza filtri
Ma quanto costa davvero?
Impossibile fare una cifra fissa. Di base: tasse universitarie (da 2.000 a 20.000 euro l’anno!), affitto (almeno 500 euro al mese, e spesso occorre dare deposito), assicurazione, viaggio, piccole spese. Con lavori part-time puoi arrotondare ma non coprire tutto ovunque.
E se voglio lavorare ancora per l’Italia?
Se il tuo lavoro è remoto, teoricamente sì. Ma avvisa il datore: potrebbero esserci grane fiscali o assicurative. Anche a livello di tempo, occhio al fuso orario: a lezione alle 19 mentre il capo ti chiede una call.
Cosa faccio se non ce la faccio a reggere tutto?
Non c’è una risposta “giusta”, ma almeno considera queste tre opzioni: pausa dallo studio (ci sta), cambio corso/università (più flessibile), pausa dal lavoro (non sempre economicamente sostenibile, ma a volte è l’unica soluzione).
Serve esperienza lavorativa per iscrivermi a certi corsi?
Alcuni master part-time (soprattutto in UK, Olanda e business school) la chiedono come requisito base, magari anche una lettera dal datore di lavoro che spiega perché ti “libera” per studiare.
Se vuoi parlarne (davvero)
Non è una maratona da fare da soli, tantomeno un quiz a premio. Se non sai da dove partire, vuoi capire se una meta è fattibile (prima di intasare la Postepay), o hai bisogno di valutare cosa ti conviene PER TE, scrivici. Ascoltiamo storie simili ogni giorno e, se serve, diciamo anche “guarda, meglio aspettare”.
Possiamo condividere dritte pratiche, raccontarti i nostri errori, indicarti chi già ha fatto lo stesso percorso, farti capire dove rischi di sprecare tempo e dove puoi risparmiare energie. Senza filtri e senza promesse da brochure scintillante.
Il viaggio studio per studenti lavoratori è tosto, ma se lo vuoi affrontare — e non per moda — noi ci siamo, dal primo dubbio al ritorno (compresa quella mail strana che ti manda la segreteria a mezzanotte).
Chiedi pure, senza vergogna. Siamo passati anche noi dal sentirsi spaesati.