Imparare l’inglese cantando: è davvero utile o una trovata?
Se stai pensando di migliorare il tuo inglese e ti ritrovi spesso a canticchiare canzoni nelle cuffie, magari ti sei chiesto: ma “imparare l’inglese cantando” funziona veramente? Internet è pieno di corsi che usano la musica come “metodo rivoluzionario”, ma — spoiler — non esiste una formula magica. Provo a raccontarti, senza giri di parole, cosa c’è di buono (e cosa no) in questo approccio.
Perché si parla tanto di canzoni per imparare l’inglese?
Diciamocelo: cantare è molto più divertente che fare esercizi di grammatica, e c’è qualcosa di vero nel fatto che la musica ti resta in testa. Ecco alcuni punti di forza reali:
- Quando canti, ripeti pronunce e suoni stranieri senza accorgertene. Un po’ come un allenamento “mascherato”.
- Le canzoni sono piene di espressioni, modi di dire e costrutti grammaticali che “entrano in testa” più facilmente del solito glossario.
- Ti senti meno sotto pressione: impari qualcosa anche solo mentre vai a scuola o fai la doccia.
Ma, e questa è la parte onesta, la musica da sola non basta per parlare o scrivere bene in inglese. È come lavorare solo sulle braccia in palestra: qualcosa ottieni, ma il resto se ne accorge.
Cosa fanno davvero questi corsi?
Se stai valutando un corso d’inglese che usa la musica, di solito troverai:
- Ascolto guidato dei testi, per “smontare” cosa si sta cantando davvero (che spesso è diverso da quello che capiamo di pancia!).
- Esercizi di pronuncia, magari ripetendo ritornelli o frammenti.
- Gruppi che rifanno insieme una canzone e lavorano sulla comprensione.
- A volte si prova a scrivere nuovi versi o a tradurre, per attivare anche la parte creativa.
Ok, tutto bello — ma difficilmente troverai corsi SOLO musicali per principianti: serve almeno una base. I rischi? Che tutto diventi un karaoke e niente più.
Ma funziona o è una furbata? Limiti veri e aspettative realistiche
Parliamoci chiaro:
- Imparare esclusivamente dalle canzoni può portarti a “parlare per slogan”, cioè conoscere tante frasi fighe… poco utili in un esame o a lavoro.
- Se chi guida il corso non ha una chiara idea di didattica, rischi di imparare errori grossolani solo perché “suonano bene”.
- Tante canzoni usano slang o errori volontari, che vanno bene in discoteca, meno in una presentazione universitaria.
- Mancano spesso la parte scritta, le correzioni o la spiegazione dei perché grammaticali — e se vuoi studiare all’estero, queste servono.
Come scegli un corso che valga davvero?
Non c’è una risposta universale, ma qui qualche “campanello” sano da controllare:
- Gli insegnanti hanno competenze sia linguistiche che musicali (oppure sono affiancati)?
- Il corso include anche momenti più “tradizionali”, tipo comprensione del testo, esercizi orali/scritti, conversazione vera?
- Si collega a certificazioni riconosciute (IELTS, TOEFL) o ti lascia solo il ricordo di una bella playlist?
- Ci sono ex studenti che raccontano come è andata, anche quando non tutto è stato facile?
Esempi dal campo
Marco ci ha scritto che per lui la musica è stata una salvezza: “Mi ha tolto la paura di parlare, perché ripetevo con la musica e mi divertivo anche. Però la grammatica, quella l’ho dovuta studiare a parte — senza, all’esame non sarei passato.”
Sara ha fatto il percorso opposto: classi tradizionali, ma ogni tanto si prendeva una pausa con le canzoni, per non scoppiare e tenere alta la motivazione.
Insomma, quello che ritorna sempre è che le canzoni aiutano con la pronuncia, l’ascolto e un po’ di vocabolario; però, se vuoi davvero sentirti sicuro — per scrivere una cover letter o capire un prof arrabbiato a lezione — serve anche altro.
Le domande vere che ci fanno spesso
“Posso davvero imparare l’inglese solo cantando?”
Purtroppo no. Puoi migliorare l’orecchio e perdere l’ansia di parlare, ma la parte scritta e il lessico servono e si imparano anche altrove.
“Ci sono canzoni migliori di altre?”
Certo. Meglio cose semplici, chiare, magari ballate ma senza slang da strada, almeno all’inizio. Se ami Ed Sheeran sei già a buon punto.
“Serve un insegnante bravo in musica?”
Aiuta molto, sì. Anche perché a volte ci si incarta su pronunce impossibili e senza una mano rischi di imparare male.
Tiriamo le fila
Cantare in inglese non è la bacchetta magica che risolve tutto, ma può essere un pezzo utile del puzzle. Serve per sbloccarsi, per fare il primo passo, per far entrare i suoni nella testa. Però — e qui nessuna bugia — per costruire solide basi servono anche altre pratiche, soprattutto se punti a un’università all’estero o vuoi sentirti a tuo agio in un ambiente internazionale.
Se ti interessa capire davvero come integrare la musica nel tuo percorso di studio, chiedici pure: magari non abbiamo la playlist per ogni problema, ma di solito troviamo insieme un modo concreto per farti sentire meno solo e più sicuro. E, nella peggiore delle ipotesi, avrai scoperto qualche canzone bella in più.